Diciamoci la verità: un buon titolo fa miracoli.
Lo aveva capito Douglas Adams, che non era uno sprovveduto e conosceva bene il suo mestiere di scrittore. La Guida Galattica per Autostoppisti (di qui in avanti GGPA) deve la sua fortuna in gran parte al titolo, e deve tutta la sua trama al titolo del libro di cui il libro parla: la famigerata Guida, appunto. E Douglas Adams su questo ha giocato molto, abilmente, esplicitamente ed onestamente.
Ma fermiamoci un attimo, non diamo per scontato le cose: cos’è la GGPA? Nell’ordine:
- Una trasmissione radiofonica
- Un libro
- Una serie televisiva
- Una serie di 6 libri (trilogia in 5+1 volumi)
- un videogioco
- Un film
Se volete saperne di più googlolate o leggete la specifica pagina di Wikipedia.
Il punto che voglio sottolineare è che è grazie al titolo che il tutto ha avuto l’attenzione della gente, è grazie all’umorismo che ha avuto successo, è grazie al “senso profondo delle cose” che è diventato un mito, è grazie di nuovo al titolo che è diventato una moda, e il cerchio si chiude…
Ma tra coloro che hanno preso in simpatia l’opera i più hanno solo visto il film, qualcuno ha letto il primo libro, quasi nessuno sa dell’esistenza di tutto il resto.
Ora che (forse) questa cosa viene a vostra conoscienza la domanda sorge spontanea: dovete correre in edicola (o zipparvi su Amazon) a fare acquisti prima che qualcuno si accorga della vostra mancanza?
La risposta è: state tranquilli: la terra non verrà distrutta nei prossimi due minuti!
Vado a spiegarmi (sarò molto duro, se amate la GGPA forse farò male).
- Il libro, il primo libro Guida galattica per gli autostoppisti, è piacevole: è arguto, dissacrante, pieno di spunti anche profondi, che giocano con la fantascienza e (vedi faq) di conseguenza giocano con l’universo. E’ un piacevole libro umoristico e un sottile gioco ontologico.
- Il secondo libro Ristorante al termine dell’Universo è un sequel del primo. Togliete l’originalità.
- Il terzo libro, La vita, l’universo e tutto quanto, è un sequel del sequel. Togliete anche la piacevolezza.
- Il quarto Addio e grazie per tutto il pesce è, come direbbero i Monty Python, qualcosa di completamente diverso: è una splendida storia. E’ il libro più sereno e romantico della serie e il nostro eroe trova finalmente la cosa che da un senso alla vita.
- Il quinto Praticamente innocuo, l’ultimo scritto da Adams è brutto e cattivo, ma cattivo veramente: non si capisce se l’autore odi più i lettori o i personaggi che lui stesso ha creato.
- Il sesto, E un’altra cosa…, scritto da Eoin Colfer, su licenza degli eredi di Adams, è ovviamente brutto come il terzo e cattivo come il quinto. Ma riesce ad essere anche banale, prevedibile, greve e volgare. Vi lascerà con la precisa sensazione di avere perso stupidamente il vostro tempo leggendolo.
Allora, vi domanderete, perchè questo sito si richiama indirettamente a questo libro? Per diversi motivi.
- Un buon titolo fa miracoli 🙂
- Il libro (il primo) è piacevole ed è famoso (insomma merita conoscerlo per quello che ne è nato). Vi troverete a domandarvi se gli altri sono così belli. Il quarto sì, gli altri no. In breve.
- Il film è simpatico
- La serie TV è l’idealtipo delle robe trash che la BBC ha prodotto, dimostrando la vitalità della televisione nei primi anni ’80 e il declino trash della cultura britannica
- GGPA è, come si dice, un’opera “seminale”: alcune delle trovate di Adams sono così geniali e in anticipo coi tempi che sono state effettivamente abbracciate dalla tecnologia moderna, prendendo a prestito i nomi coniati dall’autore. Ad esempio: il traduttore biologico pesce di Babele a cui si è ispirato il traduttore di AltaVista, Babelfish, il computer Deep Thought della IBM (primo computer capace di battere un Grande Maestro Internazionale a scacchi, il cui nome deriva da Pensiero Profondo, il supercomputer presente nel racconto e di cui ha scritto benissimo la nostra Lilith), il programma di messaggistica istantanea Trillian, chiamato come la protagonista femminile della serie.
- I personaggi sono simpatici, ci si affeziona
- In GGPA si parla veramente dell’Universo e di Dio, si ragiona davvero su questi temi. Non si danno risposte se non scherzose ma solo per questo merita di essere preso in considerazione e rispettato
In breve, come sempre, è la domanda che è importante e ad Adams va dato il merito di aver voluto giocare con le domande e ridere con le risposte: sta al lettore apprezzare la lieve provocazione intellettuale che, in epoca di ideologie e pesantissimi “tuttologi” (siamo a cavallo tra anni ’70 e ’80) l’autore inglese si è permesso di proporci. Io i libri li ho letti solo per questo, e non me ne sono pentito.
E se poi Adams si è piegato al “mercato” e/o ha perso la vena creativa non siate severi: sorridete e prendete solo quello che vi piace: il resto passa…